Questa
è la domanda che mi sono posto dopo aver visto il “documentario” o “film”
intitolato “The end of the line” o “Il capolinea” (nella versione venduta in
Italia da Feltrinelli) in cui si parla di salvare il mare non per il bene dei suoi
abitanti ma per il “bene” degli stomaci umani.
Mi
ero ripromesso da tempo di acquistarlo e magari divulgarlo per mostrare la
situazione in cui versano gli oceani e i mari del mondo per via della pesca
intensiva. Mi sono fortemente pentito dell’acquisto e vi spiego anche i motivi.
Prima cosa la presentazione del dvd venduto online è poco veritiera, scrivono
lingua-italiano ma in realtà avrebbero dovuto scrivere: lingua inglese-sottotitolato
in italiano. Detto questo, non so come si permettano di scrivere: Un film che andrebbe mostrato nelle scuole
di ogni ordine e grado. Provo ad immaginarmi i bambini di prima e seconda
elementare intenti a leggere i sottotitoli con i vari rapidi dialoghi che
stenta a leggere anche un adulto, scritti tra l’altro con un carattere molto piccolo
e in tante immagini poco visibile, e che passa dalla parte bassa a quella alta
dello schermo ogni qual volta varia lo scenario ad indicarne luogo o nome
dell’oratore di turno. Quei poveri bambini intenti a provare a leggere non
vedrebbero nemmeno le immagini che forse sono l’unica cosa salvabile. Solo per
questi motivi ne sconsiglio vivamente l’acquisto, se proprio volete vederlo e
farvi una idea si trova completo in lingua originale su youtube.
Ammetto
di essere stato uno sprovveduto, se avessi letto a fondo la presentazione avrei
notato che il tutto era sponsorizzato da Slow Food e che nel libretto che danno
insieme al dvd c’è anche una miniguida intitolata “Mangiamoli giusti”. Che
orrore! Non riesco a capire come si possano coniugare il salvare il mare e il mangiare
il pesce, proprio non ci riesco. L’autore o regista crede di salvarsi la
coscienza, ma non salva sicuramente il mare e meno ancora i suoi abitanti che
lo tengono in vita a stento soprattutto in questo ultimo decennio. Per carità – affermano - non mangiate il Tonno rosso; è in estinzione…,
però mangiate pure tutto il resto perché il pesce ha gli omega3 che vi fanno
bene alla salute, dico ma scherziamo? Mentono sapendo di mentire. Non parlano nemmeno
dell’inquinamento di tutti i mari del mondo causato delle industrie e di
conseguenza del mercurio che i poveri pesci sono costretti ad assorbire e che a
loro volta assorbiranno le persone che se ne cibano. Questo in virtù del fatto
che l’autore, Rupert Murray, viene
definito un Eco-regista militante. “Eco” di che e “militante” di cosa mi
domando. Ecologista perché fa la differenziata in casa? Mah!!.. Il caro Murray
dimentica volutamente il problema mercurio e soprattutto dimentica che sta
parlando di ESSERI SENZIENTI. Però fa presente che “sono animali selvatici” e
che se si fosse trattato di giraffe e leoni la gente si sarebbe indignata, le
solite conclusioni speciste. Poi continua il suo sproloquio dicendo che nel
2048 non ci saranno più pesci e quindi l’uomo perderà una fonte primaria di
cibo, e asserisce che non potremmo più mangiarli. Ma quale genio? Ma quale
ecologista militante dei miei stivali! Che si vergognino lui e tutti quanti,
dal primo fino all’ultimo, per aver creato questa sorta di film non film o
documentario non documentario. Sembra di vedere una puntata di Pianeta Mare in
cui si afferma di voler salvare le balene e poco dopo si infilano due aragoste
vive in acqua bollente. Ma con quale coscienza riescono certe persone a mostrare
il loro volto alla videocamera? Pensate che sia finita qui? Invece no. Tra le
tante amenità presenti arrivano anche ad affermare che i McDonald’s servono
pesce pescato responsabilmente, non finanziando la pesca intensiva. Sembra proprio
una barzelletta di cattivo gusto, e se lo fosse mi verrebbe anche da ridere mentre
invece è tutto vero ed è veramente triste quanto disgustoso e vergognoso.
Dicono di voler salvare il mare, che intendano solo l’acqua salata? La vita dei
suoi abitanti non viene presa minimamente in considerazione, non ha nessun
valore se non quello alimentare. Mancava che lo inquadrassero al ristorante
mentre mangia pesce vivo o come hanno fatto con il famoso cuoco Jamie Oliver
intento a tagliare e cucinare del tonno rosso, tranne poi redimerlo nei titoli
di coda dicendo di averlo tolto dai propri menù televisivi. Oppure l’altra
catena di ristoranti che ha promesso di indicare nei menù con un asterisco la
dicitura “specie a rischio estinzione”. Queste sono alcune parti che hanno
suscitato la mia indignazione ma vi giuro che ce ne sono tante altre.
La
vita non ha prezzo al contrario di quelli indicati nel libretto allegato al
dvd, ed i pesci non sono ingredienti di stupide ricette intrise di morte e
sofferenza. Sono sinceramente pentito e amareggiato per aver finanziato queste
persone e le loro castronerie. Si inneggiano a salvatori del pianeta ma non
sono altro che speculatori che proteggono gli interessi dell’industria della
pesca che lucra sulla vita delle specie diverse dalla nostra. Spero che
nessun’altro faccia il mio stesso errore. Incautamente ho regalato soldi a chi
incrementa questa pratica brutale che è la pesca continuando a edificare questa
assurda idea, come se già non lo fosse, che l’uomo abbia necessità di cibarsi
di altre creature per il proprio sostentamento. Balle su balle, menzogne su
menzogne dette da persone che sicuramente sono anche al corrente che si può
vivere meglio senza uccidere nessuno, più sani e più in forma. Il mare non si
salverà istituendo riserve di pesca, ma semplicemente smettendo di mangiare i
suoi abitanti. Solo facendo la scelta vegan non si finanzierà più la pesca, non
esiste altra strada. Allora si che smetterebbero di costruire migliaia di
pescherecci nuovi ogni anno, smetterebbero di soffrire e morire migliaia di
animali indifesi che permettono la nostra esistenza su questo pianeta. Perché
il mare non esiste per metterci a disposizione i suoi abitanti come cibo ma
bensì per metterci a disposizione la maggior quantità di ossigeno che ci serve
per respirare quindi per vivere. Speriamo che prima di capirlo non sia ormai
troppo tardi.